Doping tecnologico? La rivoluzione nell’ Atletica Leggera

I record si sa, sono fatti per essere battuti e sostituiti da nuovi record. Ce ne sono alcuni che durano da tantissimo tempo. Tra i più impressionanti, nell’ atletica leggera, ricordiamo i 100 metri corsi in 9”58 da Usain Bolt nel 2009 in GERMANIA, i 1.000 metri in 2’ 11”96 corsi dal Keniano Noah Ngeny nel 1990 a RIETI, nel 1.500 metri il record mondiale appartiene a Hicham El Guerrouj ottenuto a ROMA nel 1998. 

Con il tempo il coraggio e la caparbietà degli atleti emerge la voglia di fare sempre meglio, di raggiungere obbiettivi che a detta dei più, sono o erano irraggiungibili.

Ricorderete il progetto breaking2 di NIKE del 6 maggio 2017 con l’obbiettivo di abbattere il muro delle due ore nella distanza regina: LA MARATONA.

Tre Atleti di fama mondiale il keniano Eliud_Kipchoge, l’etiope Lelisa Desisa e Zersenay Tadese hanno provato ad abbattere il muro delle 2 ore nella maratona in uno scenario atipico, all’interno dell’autodromo di MONZA in una sfida ai limiti dell’immaginazione, record che se abbattuto non poteva essere omologato in quanto agevolato dalla tecnologia, dalle lepri e dalle tanto agognate scarpe che anche se prototipo ipertecnologico non hanno permesso insieme a tutto il resto del sistema, di abbattere il muro delle due ore ed ELIUD chiuse i 42,195 chilometri in 2 ore e 25 secondi. 

L’esperimento, seguito e messo in sistema da un noto marchio di scarpe e dagli scienziati dello Sports Research Lab del marchio Breaking2 non era solo una gara o un esperimento ma voleva essere un esempio di quanto l’uomo possa andare più veloce con l’aiuto della scienza. National Geographic ha documentato la sfida e si può vedere al link seguente:

https://www.nike.com/it/running/breaking2.

A due anni dal progetto non riuscito, arriva il miliardario Jim Ratcliffe, patron dell’azienda chimica INEOS che decide di mettere in sistema un altro tentativo di abbattere il muro delle 2 ore sempre nella distanza regina, permettendo ad Eliud Kipchoge di sfidare ancora il cronometro con un'altra SFIDA denominata INEOS 1:59 Challenge .

Il sistema pensato era molto simile a quello del precedente, circuito chiuso, per quell’ occasione ricavato in un parco a VIENNA. L’atleta keniano arrivava da BERLINO dove fermando il cronometro a 2h01’39” ottenne il record mondiale di maratona, avvicinandosi sempre di più al muro delle 2 ore.

Ma la sfida INEOS 1:59 Challenge (https://www.ineos159challenge.com/history-made) avvenuta il 12 ottobre del 2019, ha dato ragione al proggetto ed ELIUD venne consacrato come la prima persona al mondo a concludere la maratona in meno di 2 ore fermando il cronometro in 1h 59’ 40”2.

Queste due prove di far scende l’essere umano sotto il muro delle due ore nella distanza regina “LA MARATONA” hanno fatto scatenare gli scienziati e tutti gli staff dei maggiori marchi di produzione di scarpe tecniche al mondo, nello studio dei modelli e dei materiali che compongono le scarpe di nuova generazione, sono venuti fuori dei prototipi e successivamente dei modelli di scarpe poi messe in commercio, che hanno costretto la Federazione Mondiale di Atletica a rivedere il regolamento e i modelli autorizzati, distinguendo tra modelli per i quali ne è autorizzato l’uso in attività in pista e in attività in strada. Una cosa è bene ricordarla, la regola inizia così:

I concorrenti possono gareggiare a piedi nudi oppure con uno o ambedue i piedi calzati. Lo scopo delle scarpe di gara è di dare protezione e stabilità ai piedi ed una solida presa sul terreno.

Esse non debbono comunque essere confezionate in modo da dare ai concorrenti qualsiasi ingiusto aiuto o vantaggio. Qualsiasi tipo di scarpa usato deve essere ragionevolmente accessibile a tutti nello spirito dell’universalità dell’atletica. Per soddisfare tale requisito, per ogni scarpa introdotta per la prima volta dopo il 31 Gennaio 2020 sarà applicata anche la seguente norma transitoria (Nota ii). Ogni scarpa introdotta per la prima volta il 9 Agosto 2021 o successivamente non può essere utilizzata nelle competizioni a meno che e fino a quando non sarà disponibile nel Sistema di Disponibilità delle Scarpe per Atletica.

In occasione delle Olimpiadi di TOKYO però, sembrerebbe che sia stata apportata una piccola modifica al regolamento cambiando la regola n. 5 che indicava prima l’obbligo di utilizzare solo modelli di scarpe già in commercio, ma in corso d’opera è stata cambiata con un trafiletto che autorizza anche i modelli non ancora in commercio, considerati dei prototipi destinati all’ inizio solo ad alcuni atleti d’elite scelti dai marchi stessi.

Ad ogni modo la regola 143 della Federazione Italiana di Atletica Leggera, in linea con la Federazione Mondiale di Atletica è consultabile al seguente link (http://www.fidal.it/upload/files/GGG/CircVerb/GGG_2020_4946_RT5.pdf).

In queste Olimpiadi fin dall’inizio, dalla cerimonia d’apertura, abbiamo avuto l’impressione che la tecnologia avanza inesorabilmente, esempio ne è il pianeta disegnato da circa 1.800 droni in cielo un gran bel colpo d’occhio (https://video.repubblica.it/dossier/euro2020/tokyo-2020-oltre-1800-droni-in-volo-per-disegnare-il-pianeta-terra/392494/393207 ).

Un grandissimo PASSO verso il futuro, anzi un gran bell’ “APPOGGIO” verso il futuro, lo stanno facendo anche nel settore scarpe chiodate da pista con alcuni modelli arricchiti di piastre in fibre di carbonio e altre tecnologie legate alle mescole che a detta di molti potrebbero offrire dei vantaggi notevoli agli atleti.

I grandi marchi, fanno degli atleti il primo specchio del prodotto, perciò nelle recensioni, indicano anche a quanti secondi ci si può migliorare (molto soggettivo) e le polemiche attuali legate al “doping tecnologico” delle scarpe, a nostro avviso non trovano grandi fondamenti, considerando che non solo LAMONT MARCELL JACOBS indossava un paio di “SCARPE INNOVATIVE” ma anche altri atleti in occasione della finale, che messi a confronto, non sono riusciti stoppare il cronometro prima del nostro LAMONT MARCELL JACOBS, nemmeno DE GRASSE nonostante le chiodate PUMA da lui indossate siano state progettate ragionando in vero e proprio stile FORMULA 1, quindi velocità pura, la stessa che abbiamo provato tutti noi, come se fossimo scesi in pista insieme a Marcell a correre quella meravigliosa finale delle Olympic Games Tokyo 2020.

Lamont Marcell JACOBS (ITALIA) 9.80 (NIKE MAX FLY) realizzate per TOKYO 2020, camera ammortizzata nell’unità air, piatto suola in carbonio a tutta lunghezza (pesa 161,6 grammi).

Fred KERLEY (USA) 9.84 (NIKE MAX FLY)

Andre DE GRASSE (CANADA) 9.89 (PUMA EVO SPEED TOKYO FUTURE FASTER+ ) progettata con tomaia infusa in fili in fibra di carbonio e suola con piastra in fibra di carbonio, progettata da Mercedes AMG Petronas F1 con perni permanenti in titanio (pesa 135 grammi) https://www.sporteconomy.it/faster-puma-ha-collaborato-con-mercedes-amg-petronas-f1-per-creare-le-scarpe-da-atletica-piu-veloci-di-sempre/

Akani SIMBINE (SUDAFRICA) 9.93 (ADIDAS)

Ronnie BAKER (USA) 9.95 (NIKE MAX FLY)

Bingtain SU (CINA) 9.98 (NIKE MAX FLY)